CANADA: CARNEY 1 – TRUMP 0
Il liberale Mark Carney vince le elezioni anticipate in Canada impegnandosi a resistere a Donald Trump e a non dimenticare mai il “tradimento” degli Stati Uniti.
“Il presidente Trump ha cercato di dividerci, perché l’America potesse acquisirci. Vogliono le nostre risorse, vogliono la nostra acqua, vogliono la nostra terra, vogliono il nostro Paese. Non lo avranno”: è chiaramente una vittoria in funzione anti-trumpiana, quella conseguita da Mark Carney e dai Liberali nelle elezioni canadesi di domenica scorsa. Il partito, al collasso fino a pochi mesi fa, è risalito di 27 punti nei sondaggi man mano che le minacce del presidente Usa di imporre dazi e annettere il paese si moltiplicavano. E, anche se il partito si è fermato a un passo dalla maggioranza in parlamento, sarà incaricato per la quarta volta consecutiva di formare il nuovo governo. L’incredibile rimonta porta il volto e il nome dell’ex banchiere centrale canadese, già ex banchiere centrale del Regno Unito, che non aveva mai ricoperto una carica politica prima di sostituire Justin Trudeau alla guida del partito all’inizio di quest’anno. Carney ha concentrato gran parte della sua campagna nel contrastare il presidente degli Stati Uniti, rendendo “il Canada forte” e stringendo legami con Regno Unito e Unione Europea. Oltre al problema posto da Trump, il Canada è alle prese con un’elevata inflazione e una crisi immobiliare profonda. Per questo Carney, ha annunciato che, come primo ministro, investirà nella costruzione di nuove abitazioni e limiterà l’immigrazione, ritenuta responsabile della pressione sui servizi pubblici canadesi.
L’uomo giusto al momento giusto?
Sessant’anni compiuti, al suo primo incarico politico, Carney è riuscito a convincere i canadesi che la sua competenza economica e finanziaria lo rendeva l’uomo giusto per guidare il paese attraverso una crisi senza precedenti. Dopo le dimissioni di Trudeau, di cui era stato consigliere economico, Carney ha deciso di cimentarsi con la politica in seguito all’arrivo della bufera Trump e della sua politica aggressiva nei confronti del paese, un partner di lungo corso, legato agli Stati Uniti da profonde connessioni storiche, culturali ed economiche, ma contro cui Trump ha imposto tariffe punitive in diversi settori, da quello automobilistico, all’alluminio e all’acciaio. Esacerbando ulteriormente gli animi, il tycoon ha poi più volte ribadito che il Canada “starebbe meglio con gli Stati Uniti” anziché come stato indipendente e sovrano e che potrebbe presto diventare il “51° stato americano”. Per far fronte a Trump e alle sfide interne, Carney dovrà agire rapidamente: per prima cosa dovrà conquistare i voti necessari a garantire la stabilità del suo governo, alleandosi con partiti più piccoli. Al contempo dovrà rassicurare investitori e istituzioni economiche sulla stabilità dell’economia e dei commerci canadesi, nonostante le tensioni con gli Usa. Un compito che non sembra spaventarlo. D’altra parte, era alla guida della Banca d’Inghilterra quando il Regno Unito votò ‘sì’ nel referendum sulla Brexit, trovandosi a dirigere l’istituto in uno dei periodi più turbolenti per l’economia britannica della storia recente.
Usa-Canada: non sarà più come prima?
Gli osservatori sono concordi: a pesare straordinariamente sull’esito del voto canadese sono state le minacce arrivate dagli Usa, con cui il Canada condivide il confine non protetto più lungo del mondo. Non stupisce perciò che nel suo discorso di vittoria, Carney abbia riservato parole durissime all’America di Trump che, a suo dire, “ha tradito il Canada”, motivo per cui “i rapporti non saranno più gli stessi”. Il primo ministro ha ribadito che il paese “non dovrà mai dimenticare il tradimento” americano. Ora, ha scandito, serve unità per i “mesi difficili che ci attendono e che richiederanno sacrifici”, riconoscendo che il Canada sta attraversando “giorni bui” a causa delle tensioni con gli Stati Uniti, sottolineando che superare questa crisi richiederà unità e determinazione da parte di tutti i canadesi, senza mai rinunciare alla gentilezza e all’umiltà che contraddistinguono la cultura del Paese. “Non sarà facile – ha detto – stiamo affrontando la più grande crisi delle nostre vite. Dobbiamo fare cose straordinarie e costruire insieme ciò che non avremmo mai immaginato di dover fare, a un ritmo che non avremmo mai creduto possibile”.
Un anti-Trump alla guida del G7?
Nel corso della campagna elettorale sia Carney che Pierre Poilievre, leader conservatore, hanno condannato l’ingerenza americana, ma il primo è riuscito a trasformare la difesa della sovranità canadese in un vero e proprio pilastro elettorale. Il suo messaggio, “Il Canada non si vende e non si piega” si è rivelato efficace e incoraggiante allo stesso tempo. Di fatto, in un mondo dove l’estrema destra avanza, Carney è il primo leader di rilievo ad essere eletto con una campagna esplicitamente anti-Trump dopo il ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Un primo test delle sue capacità di gestire questa situazione geopolitica complessa avrà luogo al vertice del G7 in programma a Kananaskis, Alberta, a giugno. Trump si troverà tra gli alleati più stretti dell’America, tutti colpiti dai dazi statunitensi, mentre Carney sarà tra amici, giocando in casa propria: ha un rapporto personale con il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer, e sta cercando di negoziare un accordo sulla spesa militare con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tutto sommato, non poteva augurarsi una situazione migliore. “Se il globalismo avesse un nome e un volto, sarebbe quello di Carney” osserva Edward Luce sul Financial Times. Ora, la vittoria in Canada lo proietta “al centro di un nascente polo alternativo del pensiero economico globale” scrive anche la Bbc “il cui motto è: tutto tranne Trump”.

30 Apr 2025 (Fonte: ISPI https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/canada-carney-1-trump-0-207585#g1 )