Dalla prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo, l’opinione di Simonetta Del Favero
Dalla prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo Roma 2008
Un’occasione per dire cosa significa essere italiani oggi senza essere residenti in Italia, così è stata definita dal Sottosegretario agli Affari Esteri Alfredo Mantica la prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo che ha avuto luogo a Roma dall’ 8 al 12 Dicembre 2008. Un quarto degli italiani nel Mondo iscritti all’AIRE sono giovani sotto i 35 anni, un dato ricco di significato che può comportare un grande cambiamento.
– Problematiche e situazioni degli emigrati di seconda e terza generazione
– Problematiche e situazioni degli emigrati per motivi di studio e ricerca (definiti di prima generazione)
– Problematiche e situazioni degli emigrati che nel loro paese sono imprenditori
– Problematiche delle diverse zone di provenienza dei delegati, con una divisione per continenti: Europa, Americhe, Africa e Asia
L’obiettivo prefissato era di giungere ad un Documento Finale, che non fosse solo politico ma anche funzionale e utile al Ministero degli Affari Esteri per il rinnovamento delle attività a favore degli italiani all’estero. Un documento in tre parti per un’analisi:
– della situazione degli italiani all’estero,
– dell’intervento delle Istituzioni Italiane a loro favore
– della situazione del lavoro, qualificato e meno, e dei possibili collegamenti con il mercato italiano.
Dal breve dibattito della mattinata di giovedì sono emerse delle differenze tra le posizioni dei delegati. Quelli di prima generazione, coloro che sono emigrati per motivi di studio, ricerca e professione, i cosiddetti cervelli in fuga (anche se tale definizione non e’ apprezzata dagli emigrati), hanno una maggiore conoscenza dell’Italia e lamentano la mancanza di contatto con le Associazioni degli emigrati italiani presenti nei paesi nei quali vivono; rapporto che invece dovrebbe essere potenziato per portare nei paesi di emigrazione maggiori informazioni su quello che e’ oggi la vita in Italia e la situazione del paese. Alcune critiche sono state portate dalla delegazione del Belgio e dell’Argentina sull’uso del termine bisogno usato spesso durante i lavori della Conferenza. Questi, evidenziano come le seconde generazioni, coloro cioe che sono nati in emigrazione e che vivono con meno problematicità la loro condizione di italiani all’estero, non abbiano solo dei bisogni, ma ritengono al contrario di poter ben rappresentare una risorsa per l’Italia e hanno offerto la disponibilità a portare nel nostro paese le loro esperienze di studio e di lavoro. Più in generale emerge comunque la necessità di una maggiore attenzione alle condizioni lavorative degli italiani all’estero che si traduca in interventi più incisivi in tema di salari bassi, precarietà ed introduzione di ammortizzatori sociali. Alcuni interventi hanno molto criticato l’organizzazione dei lavori della giornata ritenendo che non fosse corretto dividere i delegati per categorie, in quanto le esigenze sono da considerarsi uguali per tutti, dai laureati agli operai, dal nord al sud del mondo e si riassumono in maggiore formazione professionale, riconoscimento dei titoli di studio e tutela nel lavoro. I lavori sono così proseguiti per tutto il pomeriggio con l’approvazione dei documenti finali.Il gruppo Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo, ha presentato due documenti, uno per i paesi Europei ed un altro per quelli Extraeuropei, con contenuti però molto simili. Da una lettura congiunta dei suddetti documenti finali emerge che i Giovani Italiani nel Mondo:
– sentono profondamente l’essere italiani, ma soffrono di una carenza di attenzione dell’Italia nei loro confronti.
Le proposte operative presentate dal gruppo Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo sono state: la creazione di un database dei professionisti, un sistema telematico creato dal basso in cui inserire i curricula degli italiani nel mondo, che diventi un bacino di reclutamento per le imprese italiane che operano all’estero e un punto di riferimento per lo scambio di informazioni e di esperienze professionali tra i giovani italiani nel mondo; l’utilizzo del blog per mantenere in contatto la comunità dei giovani italiani nel mondo; la realizzazione di un modello di valutazione delle istituzioni italiane all’estero, con particolare riferimento alle strutture politiche e commerciali, in modo da individuare, attraverso un benchmark tra Paesi, le best practice da proporre come esempio.
Nel pomeriggio di Venerdi si è svolto un dibattito libero al quale sono intervenuti molti delegati. Un momento interessante, dal punto di vista di chi scrive, e’ stato l’intervento certamente fuori dal coro di alcuni delegati che si sono discostati dai toni, a tratti meramente celebrativi dei valori dell’italianità, impostati dagli organizzatori della Conferenza. In particolare, gli interventi di due connazionali che si trovano all’estero per poter fare ricerca, hanno posto l’accento sulla necessità di scostarsi dalla glorificazione del sistema Italia ed incentrare l’attenzione sulla realtà della vita di oggi nel nostro paese e degli Italiani all’estero. Realtà caratterizzata dall’immobilismo sociale che determina una selezione anomala della classe dirigente, dalla precarietà del lavoro non supportata da una rete adeguata di ammortizzatori sociali e dalle difficoltà di accesso al credito per i giovani. Come riportato nel Documento finale, queste sono solo alcuni dei fattori che spingono molti giovani italiani a cercare altrove opportunità di lavoro a loro spesso precluse in Italia e che, analogamente, non agevolano il rientro di molti giovani italiani dall’estero. In questa chiave di lettura, l’elogio dei nostri militari in Iraq o Afghanistan presentato in video o i continui richiami di sapore romantico al “bel paese” proposti durante la giornata di Venerdì, non bastano di certo ad offuscare i problemi sostanziali che riguardano i rapporti tra l’Italia e gli italiani nel mondo. I tagli apportati dal Governo, d’altro canto, non contribuiranno a migliorare la situazione. La mancanza di Istituzioni italiane efficienti all’estero, i problemi di finanziamento delle scuole di lingua e cultura italiane e l’assenza di certificazione di qualità, la mancanza di fondi per le Associazioni attive tra gli emigrati, il mancato riconoscimento dei titoli di studio, costituiscono d’altronde il quadro della situazione. I futuri interventi in tema di Emigrazione non potranno perciò prescindere da una politica fattiva che accolga anche le esigenze e le proposte scaturite dal lavoro di oltre 400 giovani che per una settimana hanno potuto far sentire la propria voce in rappresentanza delle tante comunità italiane nel Mondo.Simonetta Del Favero
Delegazione AMM Onlus –Regione Lombardia

